Ogni anno, in Italia, non possono essere raccolti e riciclati tra le 20 e le 30 mila le tonnellate di Pneumatici Fuori Uso a causa di un “sistema parallelo” di ingressi irregolari nel mercato all’ingrosso e di vendite “in nero” al dettaglio.  Sono circa 2 – 3 milioni, infatti, i pneumatici che non sono coperti dal contributo ambientale associato alla vendita regolare con documento fiscale e che dunque non possono entrare nel sistema che ne garantisce il riciclo e la trasformazione in nuovi materiali o in energia. Un ammanco di contributi di 12 milioni di euro ogni anno che si accompagna a un’evasione IVA stimata in 80 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i costi delle bonifiche necessarie per ripulire il territorio dagli abbandoni illegali. Questa “montagna” di PFU, pari al peso a pieno carico di fino a 100 treni ad alta velocità, rischia infatti di essere dispersa nell’ambiente, se non si riuscirà ad invertire la rotta verso la legalità. A questo mira il protocollo d’intesa tra Ecopneus, Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici, Confartigianato Imprese, Federpneus e Legambiente firmato a Roma, nell’ambito del Forum Rifiuti* di Legambiente.

"Oggi il flusso illegale degli pneumatici che arrivano in Italia senza regole – osserva il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – alimenta un vero e proprio mercato nero che fa danni all’ambiente e all’economia, diventando allo stesso tempo una fonte di arricchimento per la criminalità. La risposta a questo fenomeno arriva dal lavoro di magistrati e forze dell’ordine, ma anche da una presa di coscienza collettiva del problema. Questo protocollo – conclude Galletti – ha il merito di creare un’alleanza civile che dice una cosa molto chiara: il futuro è l’economia circolare, il riciclo è innanzitutto affermazione della legalità”.

Scopo dell’accordo è affrontare in modo organico e strutturale il fenomeno, contrastare irregolarità e “nero”, premiare i virtuosi, educare i consumatori spiegando i rischi di quella che può sembrare una semplice “ricerca di risparmio” e che, invece, nasconde evasione fiscale, concorrenza sleale, danni per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Saranno messi a punto sistemi di monitoraggio del fenomeno, attività di tracciamento degli acquisti e delle vendite, forme di collaborazione con le autorità di controllo, sistemi di “whistle blowing”, fino ad arrivare ad una vera e propria “carta d’identità del pneumatico”.