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La strada da percorrere per arrivare ad un economia globale che sia sostenibile passa dall’impegno diffuso di tutti i cittadini, ma deve essere necessariamente accompagnato da una politica ambientale sovranazionale che stimoli gli attori economici ad essere parte attiva del processo.

E’ da queste premesse che nasce l’intesa tra l’Unione Europea e l’UNEP, il programma ONU per l’ambiente, che hanno delineato cinque priorità comuni di cooperazione per il prossimo biennio, dal 2011 al 2013. Per il commissario Ue all'Ambiente, Janez Potocnik, questi temi costituiscono una priorità per entrambe le istituzioni, che auspicano una transazione verso un consumo sostenibile e la cosiddetta green economy.

Le due istituzioni hanno già collaborato in oltre 60 progetti in tutto ambientale, affrontando una grande quantità di tematiche ambientali, dalla desertificazione, alla messa al bando delle sostanze tossiche.

Quest’ultimo accordo ruoterà intorno a cinque aree di intervento:

  • Biodiversità e gestione ecosistemi: azione urgente per fermare la perdita del “patrimonio natura” entro il 2020, nell'ambito del piano strategico della Convenzione Onu sulla biodiversità, anche per promuovere piani nazionali e iniziative intergovernative;
  • Green economy: l'obiettivo è formulare piani a livello regionale e nazionale per politiche di uso delle risorse più efficienti, ponendo le basi per l'avvio di un'economia a basso contenuto di carbonio e amica dell'ambiente. Si parte da un supporto dei governi fino alle campagne di informazione alla popolazione;
  • Sostanze tossiche e rifiuti pericolosi: l'obiettivo è quello di minimizzare il loro impatto, attraverso iniziative come l'assistenza per lo sviluppo di quadri di regolamentazione e controllo di inquinanti, come il mercurio;
  • Riduzione disastri e gestione emergenze: lo scopo è ridurre i rischi di disastri ambientali e le conseguenze delle catastrofi, tramite la valutazione delle aree vulnerabili, attività di formazione, strumenti e partnership per scambi di pratiche, oltre a dimostrazioni sul campo e test pilota, per sviluppare le conoscenze utili ad affrontare le emergenze;
  • Cambiamenti climatici: i fronti di intervento sono quelli dell'adattamento, della mitigazione e della politica energetica, valutando le minacce ad esempio per risorse idriche, agricoltura o aree costiere, ma anche promuovendo l'uso di energie rinnovabili, scambio di nuove tecnologie, senza dimenticare la mobilitazione di risorse finanziarie, ad esempio grazie al mercato del carbonio.

 

Fonte: Ansa Ambiente