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FAQ

Cos’è e a che cosa serve il contributo ambientale che si versa quando acquistiamo un pneumatico nuovo?

L’intero sistema di gestione dei Pneumatici Fuori Uso a livello nazionale è sostenuto dal contributo ambientale, l’importo economico che serve esclusivamente a finanziare le operazioni di raccolta e recupero dei PFU: ogni consumatore paga il contributo al momento dell’acquisto di un pneumatico nuovo allo scopo di coprire i costi di gestione di quello “fuori uso” che verrà staccato dal veicolo e sostituito.
Sono risorse che vanno interamente a coprire i costi di gestione (raccolta, stoccaggio, trasporto e trattamento) dei PFU, in un’operazione che i produttori/importatori (direttamente o attraverso forme associate) effettuano senza fini di lucro.

Il valore del contributo ambientale, univoco su tutto il territorio nazionale e variabile in base a peso e dimensioni del pneumatico, viene calcolato e aggiornato annualmente e sottoposto a controllo del Ministero dell’Ambiente.
A fine anno, eventuali avanzi nella gestione economica devono essere riportati nell’esercizio economico dell’anno successivo e, per una quota di almeno il 30%, destinati ad operazioni di prelievo presso i cosiddetti “stock storici”, grandi accumuli illegali di PFU formatisi prima dell’avvio di un sistema nazionale di gestione dei PFU in Italia, spesso a causa di vicende ai confini della legalità.
Visita la pagina dedicata per scoprire i valori dei contributi ambientali applicati per i pneumatici dei soci Ecopneus

Chi controlla che le risorse economiche del contributo siano utilizzate correttamente?

La garanzia del corretto impiego delle risorse economiche è data da severi controlli, una rendicontazione informatizzata e dettagliata al Ministero dell’Ambiente e la presenza di pesanti sanzioni per i produttori, nonché l’abituale controllo delle Forze dell’Ordine. L’adempimento dell’obbligo di gestione da parte dei produttori è inoltre oggetto di una informativa approfondita al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che verifica che ogni produttore raccolga e invii a recupero il 100% della propria quota di responsabilità

I contributi ambientali sono inoltre indicati nei documenti fiscali in riga separata, in modo da rimanere sempre visibili. Non potendo inoltre ricavarne utili, produttori, importatori e loro forme associate non hanno alcun interesse a sopravvalutare il contributo ambientale, dimensionato esclusivamente alla copertura dei costi di gestione del sistema stesso.

Dopo che un operatore autorizzato ha effettuato la sostituzione dei pneumatici sul mio veicolo, posso portare via con me i Pneumatici Fuori Uso staccati (potrei usarli ad esempio come fioriere/altalena/tavolino nel mio giardino)?

Per quanto negli anni passati possa essere stato tollerato un suo marginale utilizzo domestico in contesti diversi dai corretti canali di trattamento, il Pneumatico Fuori Uso è pur sempre un rifiuto, inquadrato distintamente da una normativa italiana e per questo deve essere gestito solamente da persone in possesso di specifiche autorizzazioni e per scopi di trattamento e recupero ben definiti.
Non possono quindi essere né abbandonati, ovviamente, oppure impiegati in utilizzi non espressamente autorizzati.

Ho acquistato on-line dei pneumatici ma il “gommista” non vuole montarli e/o mi chiede un importo economico per il recupero di quelli staccati. Cosa devo fare?

Se si acquistano pneumatici on-line, così come presso la GDO (supermercati, ipermercati, cash & carry, superstore, discount, etc) sul documento fiscale di vendita deve comunque essere sempre riportato l’importo del contributo ambientale versato per ogni singolo pneumatico acquistato. Questo importo non deve quindi in nessun caso essere versato nuovamente presso l’operatore che effettuerà la sostituzione con i pneumatici nuovi, in quanto già pagato all’atto dell’acquisto.

L’operatore del ricambio potrebbe però chiedere un corrispettivo per il montaggio dei pneumatici nuovi e per tutte le operazioni collegate (equilibratura, convergenza, gonfiaggio, etc etc); così come ha la facoltà di rifiutarsi di effettuare l’operazione di sostituzione, al pari di ogni altra libera attività commerciale.

Nella stragrande maggioranza dei casi, sono comunque gli stessi operatori commerciali online e gli operatori della GDO ad avere delle convenzioni in essere con alcuni centri specializzati nella sostituzione dei pneumatici, proponendoli poi ai propri clienti.

Se il sistema nazionale di gestione dei PFU garantisce raccolta e recupero del 100% dei PFU generati, come mai capita comunque di vederli abbandonati sul territorio?

Si stima che ogni anno in Italia circa 20/30 mila tonnellate di pneumatici vengano immessi illegalmente nel mercato del ricambio, equivalenti al peso di 2/3 milioni di singoli pneumatici per autovettura. Una situazione che le stime traducono in un ammanco di contributi ambientali per 12 milioni di Euro ogni anno, che si accompagna a un’evasione IVA stimata in 80 milioni di Euro, a cui vanno aggiunti anche i costi di eventuali interventi per ripulire il territorio dai possibili abbandoni.
Per la normativa vigente, i sistemi di gestione dei PFU collettivi (come Ecopneus) e individuali sono tenuti a raccogliere una quantità di Pneumatici Fuori Uso corrispondente alla quantità di pneumatici nuovi immessi nel mercato del ricambio dai propri Soci nell’anno precedente, utilizzando i contributi che mese dopo mese ricevono con le vendite di pneumatici da parte dei produttori e degli importatori Soci.

Le 20/30mila tonnellate immesse ogni anno nel mercato irregolarmente e per cui non viene versato alcun contributo ambientale, dunque, risultano come una extra-quantità di cui i soggetti responsabili come Ecopneus non possono essere responsabili, che va ad intasare i depositi dei gommisti generando un potenziale rischio ambientale nel caso di abbandono o incendio.

Nel corso degli anni, per evitare che gommisti, officine e altri punti di generazione potessero trovarsi nelle condizioni di non inviare al corretto trattamento i quantitativi di Pneumatici Fuori Uso generati, Ecopneus ha contribuito alla raccolta di oltre 118mila tonnellate di PFU extra-target.

Il problema dell’abbandono di PFU, così come quello dei quantitativi extra che giacciono presso i punti di generazione, deriva dunque esclusivamente dalle vendite irregolari di pneumatici.
Se ogni consumatore comprasse sempre regolarmente i propri pneumatici e ogni operatore vendesse sempre regolarmente i pneumatici, gli abbandoni e le criticità nella raccolta degli “extra-quantitativi” cesserebbero immediatamente.

Che fare se si vedono PFU abbandonati?

Il singolo cittadino che dovesse incontrare dei depositi di PFU al di fuori delle aree autorizzate allo stoccaggio deve contattare l’azienda municipalizzata o concessionaria per la raccolta dei rifiuti o la polizia locale (e più in generale le Forze dell’Ordine o il Corpo Forestale dello Stato) e segnalare il luogo dell’abbandono.
Il privato che desiderasse liberarsi degli pneumatici fuori uso in proprio possesso, deve contattare l’isola ecologica o il centro di raccolta di riferimento per la sua zona e conferirvi il rifiuto (talvolta gratuitamente e talvolta dietro pagamento del corrispettivo necessario per il trattamento).

Questo perché il deposito, il trasporto, lo stoccaggio e il trattamento dei PFU, inquadrato come rifiuto speciale non pericoloso, deve avvenire in spazi autorizzati da personale qualificato e in possesso dei requisiti di legge per il trattamento del rifiuto in questione. Lo sversamento in zone non adibite alla raccolta PFU è punito dalla legge, al pari di qualsiasi altro rifiuto.

Come si tiene sotto controllo il cittadino che cambia le gomme da sé (ad esempio acquistate presso un supermercato)?

In realtà, non esiste la possibilità che privati cittadini possano sostituire un pneumatico da soli, a casa propria!

Per garantire l’adempimento completo e sicuro delle funzioni del pneumatico, al momento della sua sostituzione è indispensabile :
– scegliere pneumatici idonei allo specifico veicolo e asse (misura, codice di velocità, indice di carico, tipo);
– installarlo sul cerchio di metallo, con una particolare macchina che permette sia di rimuovere il precedente pneumatico che di fissare il nuovo;
– equilibrarlo unitamente al cerchio con equilibratrice dinamica;
– fissare la ruota così realizzata (pneumatico + cerchio) al veicolo stringendo i bulloni con chiave dinamometrica;
– verificare eventualmente gli angoli geometrici caratteristici (convergenza, campanatura e incidenza), soprattutto se vi sono segni di consumo irregolare sul pneumatico staccato.

Il progressivo cambiamento della forma (sezione) dei pneumatici, con allargamento del diametro di calettamento e della sezione, ha reso sempre più delicata l’operazione di cambio dei pneumatici, che deve essere eseguita da specialisti, con macchine tecnicamente sempre più sviluppate allo scopo; il trattamento dei PFU risultanti, fa parte del completamento del servizio da parte del centro specializzato. Il cambio di pneumatici in proprio non è quindi attuabile.

Il cittadino che avesse dei PFU, quindi dei rifiuti, può richiedere un intervento diretto presso la sua abitazione ad Ecopneus?

No, Ecopneus interviene solamente presso i siti ove avviene un cambio regolare di pneumatici, ossia nei Punti di Generazione del Pneumatico Fuori Uso: gommisti, stazioni di servizio, autofficine, sedi di flotte, etc etc.

I pneumatici fuori uso sono rifiuti pericolosi? Cosa succede se un PFU prende fuoco?

No, il PFU è un rifiuto speciale non tossico nocivo; è peraltro molto stabile nel tempo e resistente alle condizioni atmosferiche, come si può notare dalla presenza stabile di pneumatici nella vita quotidiana di tutti.
Proprio per questa loro stabilità, i PFU possono diventare negativi per l’ambiente perché ne deturpano il paesaggio, senza possibilità di biodegradazione.

Anche la prassi in vigore fino a pochi anni fa di metterli in apposite discariche, è stata ritenuta ambientalmente non corretta fin dal 2006, sia per l’eccessiva occupazione di spazi comunque scarsi sia per l’insensatezza di mettere sotto terra un oggetto di alto valore sia come recupero di materia che di energia.

Diverso lo scenario nel caso in cui il PFU prende fuoco. Se il PFU prende fuoco in ambiente libero, si formano fumi e percolati di natura tossico-nociva. Si possono contaminare il terreno e le falde acquifere circostanti, e si può sviluppare un fumo denso e scuro, che oltre a limitare la visibilità, può avere un impatto dannoso sulla salute umana e sull’ambiente. In tali circostanze, dunque, è fondamentale l’intervento tempestivo e la gestione da parte di personale specializzato dei Vigili del Fuoco per contenere e minimizzare l’impatto per l’ambiente ed i cittadini.

Ecopneus è l’unico soggetto responsabile della gestione dei PFU in Italia?

No. La legge obbliga tutti i produttori ed importatori di pneumatici a garantire il recupero della propria quota di quantitativi immessi ma permette di provvedervi singolarmente o in forma associata. Ecopneus è una delle possibili organizzazioni preposte.

Sono stati condotti studi o ricerche sull’eventuale tossicità o pericolosità dei prodotti derivanti dal recupero dei pneumatici?

Sì, in Italia e nella maggior parte dei Paesi avanzati di tutto il mondo, sono stati condotti numerosi studi, da parte di Università, centri di ricerche sia pubblici che privati, Istituzioni, Aziende e Associazioni. Non vi sono in nessun Paese norme o regolamentazioni contrarie o restrittive e nella vasta letteratura tecnico-scientifica esistente a livello internazionale non vi è alcuna evidenza di pericolosità di questi materiali.
Anche in Italia uno studio durato più di due anni, promosso da Ecopneus e realizzato da Bureau Veritas, CERISIE, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri-IRCCS e Waste and Chemicals, ha fatto chiarezza sulla sicurezza dei granuli da riciclo di Pneumatici Fuori Uso per l’intaso di campi da gioco in erba sintetica.

Da tutte le analisi condotte – sia in laboratorio, sul granulo nero, sia in campo in condizioni reali, su granulo nobilitato – è emerso un quadro rassicurante che conferma l’assenza di rischi significativi per la salute dei lavoratori e degli atleti che giocano su campi sintetici con intaso in gomma riciclata da PFU.