Seleziona una pagina

Il Ministero dell’Ambiente ha inviato una lettera a tutti i soggetti consortile autorizzati alla gestione dei Pneumatici Fuori Uso sulla corretta interpretazione del DM 82/2011. Pneusnews ha chiesto un commento al Direttore Generale Ecopneus l’Ing. Giovanni Corbetta, che riproponiamo integralmente di seguito.

Leggi la lettera del Ministero dell’Ambiente inviata il 19 marzo 2019 a tutti i soggetti Consortili sulla corretta interpretazione del DM 82/2011

Gli articoli originali di Pneusnews sono consultabili sul sito della testata a questi link:

Ritiro PFU: vietate le corsie preferenziali

Il commento di Ecopneus alla nota del Ministero dell’Ambiente – Intervista a Giovanni Corbetta

 

Ritiro PFU: vietate le corsie preferenziali

La gestione dei penumatici a fine vita è un servizio che pagano i consumatori, versando in fase di acquisto del pneumatico il cosiddetto ‘contributo ambientale’. La regolamentazione in materia viene dettata dal Ministero dell’ambiente e l’attività dovrebbe essere svolta nell’interesse della cittadinanza. “Dovrebbe”, perché il Ministero si è accorto che alcuni produttori/importatori si comportano in modo scorretto, offrendo la gestione dei PFU, in via preferenziale, ai propri clienti e trasformandola quindi in una vera e propria strategia commerciale: se compri le mie gomme, vengo a ritirarti i PFU.

Puntuale come non mai è arrivata la tirata di orecchie da parte del Ministero dell’ambiente, che ha scritto agli enti interessati nell’attività di raccolta e gestione dei PFU, sottolineando, in maniera molto chiara e severa, che chi si comporta in questo modo “elude la disciplina prevista nei decreti direttoriali di approvazione degli statuti consortili”. Insomma non è in regola.

Nella nota del Ministero, si legge che, dalla verifica dei siti web degli operatori del settore “è stato rilevato che alcuni produttori/importatori informano i potenziali clienti circa la possibilità di garantire il ritiro degli PFU da uno specifico consorzio laddove acquistino pneumatici che essi stessi commercializzano”. “Al riguardo, si evidenzia che l’attività di ritiro degli PFU dai punti di generazione è del tutto svincolata dalle strategie commerciali messe in atto dai punti di generazione stessi (gommisti) e che i consorzi autorizzati non possono decidere il ritiro degli PFU sulla base degli acquisti effettuati da chi chiede il ritiro (gommista); in altre parole, le strategie commerciali degli operatori del settore non possono interferire con l’attività di raccolta degli PFU”.

La legge (DM 82/2011) del resto è da sempre molto chiara: i produttori/importatori devono raccogliere ogni anno quantità di PFU almeno pari a quelle immesse nel mercato, ma si parla di PFU di qualsiasi marca e tipo, senza alcuna possibilità di scegliere quali brand ritirare e quali no. Sempre nel Decreto, nell’allegato D, si ribadisce che “il prelievo deve essere effettuato presso ogni punto di generazione nel mercato del ricambio” e non solo in quelli prescelti perché clienti del produttore/importatore che il consorzio rappresenta.

Il Ministero conclude perentorio: visto che la raccolta dei PFU è di pubblico interesse e viene finanziata dalla collettività, i produttori/importatori e i loro consorzi “non devono gestire le richieste di ritiro degli PFU privilegiando in via prioritaria i propri clienti tra i gommisti”.

 

Il commento di Ecopneus alla nota del Ministero dell’Ambiente – Intervista a Giovanni Corbetta

La nota del Ministero dell’Ambiente che richiama i produttori/importatori che hanno trasformato la raccolta di PFU in una strategia commerciale a loro vantaggio più che un servizio a favore della collettività (che lo paga) ha colto il settore come un fulmine a ciel sereno. Ne abbiamo parlato con Giovanni Corbetta, direttore di Ecopneus, il consorzio che raccoglie la maggior parte dei PFU in Italia.

Si aspettava questo intervento del Ministero?

Sicuramente mi ha colpito il fatto che il Ministero abbia fatto una nota così chiara e incisiva su un tema delicato come questo, anche se già noto agli addetti del settore.

 

E’ quindi una pratica diffusa?

E’ una tendenza che ha riguardato un po’ tutti quella di assimilare la gestione dei PFU alle proprie attività commerciali e probabilmente per questo il Ministero ha deciso di intervenire. Negandolo, ma lo hanno fatto in molti, a volte anche in buona fede.

 

Da dove nasce il problema?

Purtroppo, vista l’ampia presenza di merce in nero nel mercato italiano, non è possibile rispondere tempestivamente a tutte le richieste di raccolta che arrivano e quindi, offrire una raccolta puntuale ai propri clienti, è diventato un servizio strategico, che può spingere le vendite stesse.

Favorire chi acquista i prodotti dei soci del consorzio è diventato un trend che hanno seguito in parecchi. Ciò non toglie che sia illegale o quantomeno scorretto.

 

Ecopneus come si comporta nella pianificazione degli interventi di ritiro?

Dovendo gestire grandi numeri, abbiamo costruito un sistema automatico molto preciso, per cercare di dare un servizio il più possibile efficiente e uniforme.

Qualche anno fa, in realtà, anche noi abbiamo fatto qualche eccezione, presi dall’ansia, a fine anno, di svuotare i piazzali pieni di alcuni operatori in maggior difficoltà. Ma poi siamo tornati alla procedura standard, in base alla quale interveniamo rispettando l’ordine di arrivo delle richieste, senza fare alcuna preferenza, su tutto il territorio nazionale e raccogliendo ogni tipologia di PFU.

 

Come si fa ad accontentare tutti, soprattutto nelle zone più critiche?

La gestione di un sistema così complesso deve garantire il servizio a tutti coloro che ne fanno richiesta, ma deve anche rispettare l’economicità e l’efficienza del sistema stesso. Il Ministero stesso, del resto, nella sua nota, spiega che i consorzi “sono tenuti a rispondere alle richieste di raccolta pervenute da ogni punto di generazione” … “fatta salva comunque la facoltà di organizzare la gestione con modalità che ne garantiscano l’efficienza, l’efficacia, l’economicità e la trasparenza”.

È evidente che intervenire in Pianura Padana o nell’Appennino comporta costi diversi. Ci sono zone dove lavorano piccoli gommisti, sparsi in territori montuosi o impervi. Un consorzio deve però organizzare la propria attività in modo da raggiungere tutti, mantenendo un costo medio allineato. Scegliere di andare esclusivamente dove è facile e costa poco non è corretto. Bisogna intervenire ovunque, anche se con frequenze diverse.

Nel sistema abbiamo anche un indicatore, che mostra per ogni provincia, in base alla popolazione, se siamo sotto (in rosso) o sopra (in verde) la media con gli interventi. È un indicatore importante e immediato che ci consente di aggiustare il tiro quando serve.

 

Cosa ci dice della trasparenza a cui fa riferimento la nota del Ministero?

È fondamentale puntare sempre sulla trasparenza, per prevenire i problemi. Il prossimo passo che vorremmo fare è infatti l’inserimento nel nostro sito internet di una specie di cruscotto con tutti gli indicatori utili per capire come spendiamo i soldi che i consumatori ci affidano per gestire i pneumatici a fine vita. I consorzi come il nostro vivono infatti perché, per legge, ricevono i soldi dagli utenti finali, non perché se li guadagnano. Visto inoltre che non facciamo utile per definizione, è giusto rendere conto ai nostri finanziatori di come spendiamo il denaro che ci affidano.

 

Come giudica il messaggio del Ministero?

È un avvertimento e un ulteriore paletto alla struttura. La nota chiarisce molto bene le regole anche a chi operava in buona fede, non rendendosi conto di attuare un comportamento sbagliato.

Per noi, questo messaggio rafforza e conferma le procedure che applichiamo da sempre, dandoci la certezza di essere sulla strada giusta. E comunque, da oggi, saremo ancora più rigorosi.

Sarebbe bello che anche su altri punti critici della normativa venissero pubblicate delle circolari chiarificatrici, in modo da poterci uniformare tutti all’interpretazione autentica del Ministero.