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La sede della Commissione Europea a Bruxelles (JLogan, Wikimedia Commons)L’Unione Europea ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti del Belpaese per “almeno 102 discariche, di cui tre di rifiuti pericolosi, non conformi alla direttiva Ue del 1999”.

Le regioni interessate sono 14 su 20. Non risultano interessate Lazio, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Si contesta all’amministrazione italiana di non aver applicato l’articolo 14 della direttiva europea sui rifiuti del ’99, che prevedeva l’adeguamento degli impianti agli standard di Bruxelles entro il 16 luglio 2009, oppure la loro chiusura.

La Commissione Europea aveva già chiesto chiarimenti nel 2009 e nel 2010, ricevendo una risposta il 16 maggio del 2011. Sulla scia delle informazioni fornite, è risultato che sono ancora presenti in 14 regioni almeno 102 discariche – 3 delle quali di rifiuti pericolosi – che dal 1999 a oggi non sono state chiuse o non sono risultate conformi alla direttiva.

La procedura d’infrazione è costituita da tre step. Il primo è l’invio di una lettera di costituzione in mora, ed è la tappa in cui si trova l’Italia. Se la situazione non cambierà, sarà richiesto un “parere motivato”; qualora il Paese non si allinei ancora, è previsto il ricorso alla Corte di giustizia dell’Unione Europea.

Il ministro dell’Ambiente ha voluto accogliere il ricevimento dell’infrazione come “uno stimolo ad aumentare e rafforzare la raccolta differenziata, e ad aumentare la quota di recupero energetico dai rifiuti”. Clini ha rimarcato come la situazione attuale sia nata da un rinvio delle scelte importanti, “quelle strutturali per la gestione intelligente ed ecoefficiente”.

Per il ministro, la strada è quella della raccolta differenziata e del recupero energetico dei rifiuti: le discariche – ha concluso – non sono da anni identificate come una soluzione per la gestione dei rifiuti”.