In attesa del Decreto Ministeriale che darà il via ad un sistema nazionale integrato per la gestione dei Pneumatici Fuori Uso (PFU), i principali operatori del settore scelgono di condividere importanti principi per tutelare l’ambiente

Protocollo d'intesaIn attesa del Decreto la filiera si compatta

Nel lungo cammino che porterà all’attuazione di un sistema nazionale di recupero dei Pneumatici Fuori Uso, gli operatori del settore hanno scelto di confrontarsi e condividere importanti obiettivi, gettando le basi per una filiera impostata all’efficienza, all’ottimizzazione dei processi ed alla valorizzazione delle migliori aziende esistenti.

Ben consapevoli di alcune criticità che si legano oggi alla mancanza di un sistema nazionale di gestione dei PFU, i principali operatori del settore hanno trovato facilmente un accordo comune ed hanno firmato oggi a Perugia, approfittando del secondo convegno nazionale di Assorigom, il Protocollo d’Intesa dal titolo “La gestione dei pneumatici fuori uso: tutelare l’ambiente e dare valore ad una risorsa preziosa”. Tale documento risulta di particolare importanza, poiché i firmatari rappresentano una parte cospicua del sistema che prenderà il via con l’atteso decreto del Ministero dell’Ambiente che darà vita ad un sistema di raccolta e recupero del 100% dei PFU generati ogni anno in Italia.

La giornata di oggi segna, dunque, un passo importante nella tutela ambientale e nella lotta all’illegalità, ma soprattutto verso la piena considerazione del Pneumatico Fuori Uso, non come un rifiuto ma come un’importante risorsa da valorizzare.

Gli obiettivi del Protocollo d’Intesa

I firmatari si sono impegnati ad attuare, ognuno per l'ambito di propria competenza, un sistema improntato al rispetto dei seguenti principi:
 

  • Lotta all'illegalità garantendo un livello elevato di protezione dell'ambiente e della salute umana attraverso un governo costante del flusso degli PFU;
  • Garanzia di una totale tracciabilità dei flussi, attraverso un maggior controllo della movimentazione dei PFU con una rendicontazione dettagliata e tempestiva alle Istituzioni e alle Autorità preposte;
  • Attuazione degli indirizzi comunitari: contribuendo, in linea con il Sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente e la Direttiva sui rifiuti 2008/98/CE, allo sviluppo di una «società europea del riciclaggio» e alla creazione di un’economia basata su un uso efficiente delle risorse naturali;
  • Sviluppo di un’industria nazionale del riciclo e del recupero di alta qualità attraverso la promozione delle eccellenze e l’adozione – in tutti i settori della filiera coinvolti nella gestione – dei migliori standard affermati in ambito internazionale;
  • Massimizzazione del beneficio ambientale ed economico attraverso l’obiettivo di raccolta e recupero pari al 100% del quantitativo immesso nel mercato favorendo e la garanzia di un flusso costante di materiale da destinare all’industria produttiva
  • Ottimizzazione dei costi di sistema pianificando ed organizzando le operazioni di gestione dei PFU su tutto il territorio nazionale in modo da contenere il contributo ambientale richiesto ai cittadini;
  • Ricerca e sperimentazione: sostenendo, attraverso progetti di ricerca e sperimentazione, lo sviluppo di nuove applicazioni dei materiali derivati dal riciclo e recupero dei PFU.


I firmatari

Ecopneus – è la società consortile creata a seguito dell’art. 228 del Decreto Legislativo 152/2006 dai principali produttori ed importatori di Pneumatici operanti in Italia e si occuperà di gestire uno dei principali sistemi di recupero dei PFU;
Federpneus – l’Associazione Nazionale Rivenditori Specialisti di Pneumatici, conta al suo interno 1100 aziende associate
FiseUnire – le 231 aziende attualmente associate all’Unione Nazionale Imprese Recupero gestiscono circa 3,7 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno per un fatturato di circa 400 milioni di euro
ASSORIGOM – l’Associazione Nazionale Raccolta Riciclo e Riutilizzo della Gomma nasce con l’intento di supportare il comparto come un sindacato di categoria agendo sui punti di debolezza del settore
ASSODEM – l’Associazione dei demolitori di autoveicoli è formata da circa un centinaio di aziende che gestiscono centri di raccolta e svolgono attività di demolizione riciclo e recupero dei veicoli a fine vita.

Lo scenario del settore in attesa del decreto

Ad oggi il riferimento normativo più importante per il settore del recupero dei PFU è l’art. 228 del Decreto Legislativo 152/2006: stabilisce che i produttori e importatori di pneumatici operanti in Italia devono assicurare la corretta gestione dei PFU con responsabilità proporzionale alle quote di mercato rappresentate, rimandando ad un successivo decreto attuativo la definizione dei tempi e delle modalità con cui attuare tale disposizione.
Lo Stato italiano, in linea con la maggior parte degli altri Paesi europei, sulla base del principio della “Responsabilità estesa del Produttore”, ha disegnato un sistema in cui ciascun produttore / importatore in Italia di pneumatici sia responsabile e garantisca la gestione di PFU per una quota corrispondente a quanto immesso sul mercato nell’anno solare precedente. Tale responsabilità può essere assolta direttamente dalle aziende o attraverso “strutture associate”. Il decreto che darà il via a tale sistema è oggi in sede di Conferenza Unificata Stato-Regioni per un via libera conclusivo. A seguito di ciò il provvedimento sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

La gestione dei PFU oggi in Italia: i numeri

Ogni anno vengono venduti in Italia oltre 30 milioni di pneumatici per autovettura, 2 milioni per autocarro, 3 milioni per mezzi a 2 ruote e 200.000 per mezzi industriali ed agricoli, cui corrisponde, in linea di massima, l’uscita dall’uso di altrettante quantità di pneumatici usati.
Ogni anno sono circa 350.000 le tonnellate di PFU prodotte nel nostro Paese; non esistono statistiche ufficiali, tale dato (stima Ecopneus) deriva dalla convergenza di diverse fonti legate al settore, che lo convalidano come riferimento affidabile per dimensionare il fenomeno.
Di questa quantità, nel 2009 circa la metà è stata destinata al recupero energetico; circa il 20% recuperata come materia prima seconda per utilizzi urbani ed industriali (dato pari alla metà della media Europea); la quota restante (circa il 25%) si è dispersa in traffici, pratiche illegali o comunque fuori controllo.
Fino ad oggi l’assenza di sistema integrato di gestione a livello nazionale ha generato una situazione caratterizzata dalle seguenti criticità:

  • mancato controllo sui flussi globali di questo materiale attraverso tutti i passaggi della filiera, situazione che non permette oggi di avere una chiara visione complessiva di questa realtà
  • insufficiente utilizzi dei PFU e dei suoi derivati
  • assenza di una ottimizzazione tra le varie componenti del sistema (raccolta, trasporto, recupero e impiego)
     

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